Dragone alpino, quanto è difficile riprodursi

Dragone alpino, quanto è difficile riprodursi

Se c’è un motivo per cui il dragone alpino attira così tanta curiosità è… determinato dal fatto che il suo rituale di accoppiamento è abbastanza complesso e forse unico in natura. L’accoppiamento del dragone alpino, una specie di una libellula diffusa negli stagni e nelle zone umide di Europa, Asia e America del Nord – comincia infatti con una complessa copulazione acrobatica aerea, tanto che la femmina e il maschio sono costretti a unirsi in volo in una maniera che non ha molti termini di riferimento in natura.

La femmina del dragone alpino deve infatti compiere una torsione per portare l’organo riproduttivo che ha all’estremità del corpo in corrispondenza con l’apparato genitale di lui, che si trova vicino al torace, e mantenendo questa posizione, che forma una specie di cuore asimmetrico (a destra), i due atterrano per completare l’accoppiamento. Quindi, alla femmina tocca anche il compito di volare via, per poter deporre le uova.

Come se non fosse sufficiente questa complicazione per poter definire l’unicità del comportamento sessuale di questo animale, giova rammentare che prima che la femmina possa portare a compimento il proprio ruolo, potrebbero anche presentarsi altri pretendenti.

Tuttavia, l’evoluzione della specie nei secoli ha predisposto la femmina a resistere, considerato che dispone di un numero limitato di uova, un organo riproduttivo che le ripetute copulazioni possono danneggiare, ed è già stata inseminata dal compagno che ha scelto. Inoltre, si tenga conto che l’organo sessuale del maschio è realizzato in maniera tale da rimuovere prima di tutto lo sperma dei precedenti accoppiamenti, rendendo così inutili ulteriori tentativi.

Considerata l’inefficacia di successi accoppiamenti, e la pericolosità degli stessi per la prosecuzione della specie, la femmina del dragone alpino ha così trovato un metodo intelligente per evitare ulteriori copulazioni: la femmina a volte ricorre allo stratagemma di fingersi morta, lasciandosi cadere sul terreno e restando immobile, facendo così desistere i maschi di dragone alpino.

I ricercatori hanno evidentemente condotto degli interessanti esperimenti su questo comportamento, scoprendo che di solito la strategia di fingersi morti funziona. La maggior parte dei maschi, infatti, dopo aver ronzato un po’ intorno alla femmina apparentemente senza vita, sembra disinteressarsi e vola via verso nuove femmine. Appena il maschio se n’è andato, la femmina di dragone alpino torna alle sue faccende, portando a compimento il suo scopo. Insomma, un comportamento piuttosto intelligente, che ha permesso di salvaguardare la specie nel corso degli anni e dei secoli.

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