La Cina? Il gigante asiatico sta per incontrare un nuovo periodo di caos finanziario che rischia di condizionare tutti i mercati mondiali. Lo yuan potrebbe perdere almeno un terzo del valore rispetto al dollaro, e il governo – per poter mantenere la liquidità nelle sue banche – potrebbe essere costretto a stampare l’equivalente di 10 mila miliardi di dollari. Le banche – dal canto loro – dovrebbero invece cancellare migliaia di miliardi di dollari del loro patrimonio netto.
Prima di archiviare le affermazioni di cui sopra come delle velleità ipotetiche, occorre tuttavia attribuirle a Kyle Bass, manager di hedge fund, tra i pochi a prevedere, nel lontano 2008, la crisi dei mutui subprime. Secondo il manager, ora le banche cinesi accuseranno perdite quattro volte superiori a quelle subite dagli istituti americani durante la grande recessione del 2008. Con tutto ciò che ne conseguirà.
Negli ultimi giorni chiara è stato l’impatto che sui mercati finanziari hanno avuto le mosse cinesi. I continui segnali negativi che giungono da Pechino (ultimo, in ordine di tempo, è l’arrivo dei dati sugli investimenti diretti dall’estero, che hanno mostrato un crollo pari a -5,8 per cento a dicembre rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, a conferma dell’ampio deterioramento di sentiment nei confronti dell’economia cinese) hanno infatti prodotto un indebolimento di molte valute di principale controparte, e l’impressione che una nuova ondata di difficoltà e di tensioni finanziarie si stia avvicinando.