Un rilevante studio scientifico condotto da Marcello D’Amelio, professore associato di Fisiologia Umana e Neurofisiologia presso l’Università Campus Bio-Medico di Roma, apre nuovi margini di valutazione sulla malattia di Alzheimer. Se infatti è vero che i deficit motivazionali erano uno degli “oggetti” dei test degli specialisti, è anche vero che fino a ieri si pensava che tale condizione fosse una conseguenza del graduale decadimento delle funzioni cognitive legate alla malattia. In realtà quel che emerge dallo studio è che gli aspetti di cui sopra sarebbero parte integrante di un meccanismo più complicato, alla base del quale c’è la dopamina, la sostanza prodotta da specifici ormoni.