In una giornata che è risultata essere sostanzialmente priva di alcuno spunto macro economico di rilievo per il territorio statunitense, il dollaro USA ha avuto modo di ritracciare parzialmente al ribasso dai massimi che aveva raggiunto nella prima mattina di lunedì.
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Forex e materie prime, apertura 2017 in rialzo per dollaro e petrolio
Le prime sedute dell’anno sono state sicuramente positive per quanto concerne il dollaro statunitense sul Forex e il petrolio nel mercato delle commodities. In ordine, nel Forex gli spunti sono stati sicuramente minimi, ma nonostante ciò ci sono stati chiari riferimenti a una discreta forza del dollaro USA, sulle prospettive di un ciclo di rialzo dei tassi USA costante nel 2017. Ricordiamo in tal proposito che la Federal Reserve ha stimato in 3 il numero dei rialzi dei tassi per l’anno in corso, ma se dovesse stupire con rialzi ancora superiori (soprattutto se la sua azione si renderà necessaria per poter compensare quella fiscale di Trump) la valuta verde potrebbe rafforzarsi oltre le attese.
Dollaro apre la settimana in calo
Il dollaro ha aperto la settimana in lieve calo, dopo il fallito tentativo di provare lo sfondamento dei livelli massimi riscontrati lo scorso venerdì. Nel breve termine, le novità non dovrebbero apportare grandissime modifiche allo stato attuale degli elementi macro: oggi, in particolar modo, le vendite al dettaglio sono attese in rallentamento. E alla viglia di un FOMC che non dovrebbe a sua volta apportare alcuna modifica (i tassi rimarranno fermi) ciò non aiuta il dollaro a recuperare l’arretramento sperimentato nell’ultima sessione. L’eccezione potrebbe essere la pubblicazione di dati macro molto positivi, ma ad oggi è ben difficile scommetterci sopra.
Dati lavoro negativi, si allontana l’ipotesi di un rialzo tassi a giugno
Il mercato dei fed funds futures ha oramai rimosso quasi ogni possibilità di rialzo dei tassi di interesse di riferimento della Federal Reserve nel corso del mese di giugno. Di fatti, la probabilità implicita è scesa al 30 per cento per luglio, salendo sopra il 50 per cento soltanto a settembre, mentre è pressochè sparita la possibilità che una simile decisione possa essere assunta nel corso del mese di giugno (ad ogni modo, attenzione: un rialzo dei tassi non è scontato in pieno neppure a fine anno, contraddistinguendo dunque il 2016, almeno da un punto di vista potenziale, come un esercizio privo di spunti di crescita sui tassi Fed).
Federal Reserve, Yellen apre al prossimo rialzo dei tassi
Stando a quanto afferma il numero 1 della Federal Reserve, Janet Yellen, è probabile che un rialzo dei tassi di interesse di riferimento possa verificarsi nel corso dei prossimi mesi, in quanto “opportuno”. Dichiarazioni abbastanza esplicite, e forse mai così chiare se si pensa all’atteggiamento ultra prudenziale che è stato profuso nel corso degli ultimi mesi. Dichiarazioni che, aggiungiamo, fanno seguito a quelle prodotte da altri membri della Fed, che negli scorsi giorni hanno ricordato come sia sempre più probabile – a patto che i dati macro economici “reggano” – un rialzo dei tassi benchmark nella sessione di giugno o in quella di luglio.
Yen in movimento ribassista
Ampio movimento ribassista dello yen nelle ultime ore, con veloce rottura della soglia importante di 110,00 USD/JPY e minimo, per ora, a 110,75. Ma quali sono i motivi che hanno condizionato l’andamento della quotazione della valuta giapponese?
In primo luogo, possiamo dire che, essenzialmente, a guidare il calo delle quotazioni dello yen è stata la notizia che la Bank of Japan, alla riunione di giovedì prossimo, oltre a tagliare ancora i tassi di interesse di riferimento (ed eventualmente ampliare il QQE) potrebbe anche introdurre tassi negativi su alcune tipologie di prestiti concessi alle banche dalla BoJ.
Dollaro canadese, tassi fermi e nuove valutazioni
Come ampiamente previsto, la Bank of Canada ha lasciato i tassi di interesse di riferimento fermi a 0,50 punti percentuali. Subito dopo l’annuncio il dollaro canadese si è rafforzato, ma è poi rapidamente rientrato.
Per quanto concerne le nuove valutazioni, nel Monetary Policy Report la BoC ha rivisto al rialzo la previsione di crescita per quest’anno, ma ha spostato al ribasso quella per l’anno prossimo, principalmente perché buona parte del miglioramento in atto sul fronte crescita è da imputarsi alla politica fiscale espansiva adottata con il budget di marzo. L’inflazione è stata invece rivista al rialzo sia quest’anno sia il prossimo – sottolineano gli analisti ISP – e si stima che l’output gap possa chiudersi un po’ prima di quanto stimato a gennaio, ovvero nel secondo semestre dell’anno prossimo.
Yen in apprezzamento ma… quanto durerà?
Lo yen ha accelerato il trend di apprezzamento rilevato nel corso dell’ultima settimana, conducendo la propria quotazione contro la principale valuta controparte da 110 a 108,50 USD/JPY. Un andamento che molti investitori hanno ritenuto essere il frutto della possibilità che le autorità monetarie giapponesi possano a breve intervenire sul cambio, ma che meriterebbe qualche riflessione aggiuntiva.
In tale momento, infatti, eventuali interventi da parte delle istituzioni monetarie locali potrebbero rivelarsi in buona parte inefficaci, visto e considerato che si perché si tratta di una fase di indebolimento generalizzato del dollaro, piuttosto che di un momento di forza della valuta nipponica.
Dollaro prova la risalita, attendendo le riunioni Fed/Bce
Dopo i cali riscontrati nei giorni precedenti, il dollaro statunitense sta provando a risollevarsi. Nonostante i buoni dati macro pubblicati negli ultimi tempi, il sentiment generale è tornato a deteriorarsi, seppure in misura limitata. Secondo buona parte degli analisti il tutto è riconducibile all’evidenza che i mercati stanno cercando di assestarsi dopo un inizio di anno piuttosto difficile, e che in assenza di segnali univocamente omogenei dai dati l’aggiustamento richiederà più tempo.
Dollaro in risalita, ecco perchè
Il dollaro ha aperto la settimana in maniera positiva, andando a consolidare i guadagni che erano stati realizzati nel venerdì precedente, in seguito alla pubblicazione dei dati di Pil migliori delle attese degli analisti. Tuttavia, guai a sbilanciarsi sulla forza propulsiva di tale incremento: non è insomma affatto detto che il biglietto verde possa risalire sui massimi sperimentati alla fine del mese di gennaio.