La Cina fa paura: come variano i cambi all’ombra di Pechino

La Cina fa paura: come variano i cambi all’ombra di Pechino

cina3Negli ultimi giorni chiara è stato l’impatto che sui mercati finanziari hanno avuto le mosse cinesi. I continui segnali negativi che giungono da Pechino (ultimo, in ordine di tempo, è l’arrivo dei dati sugli investimenti diretti dall’estero, che hanno mostrato un crollo pari a -5,8 per cento a dicembre rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, a conferma dell’ampio deterioramento di sentiment nei confronti dell’economia cinese) hanno infatti prodotto un indebolimento di molte valute di principale controparte, e l’impressione che una nuova ondata di difficoltà e di tensioni finanziarie si stia avvicinando.

Alla luce di quanto sopra, il dollaro si è evidentemente indebolito, ma potrebbe comunque mostrare un buon recupero parziale se i dati di inflazione USA e gli altri elementi macro in corso di pubblicazione, non dovessero deludere. Dall’altra parte, l’euro ha approfittato di questo parziale indebolimento del dollaro per risalire da 1,08 a 1,09: si tratta comunque di un movimento tiepido, in attesa della riunione BCE prevista dal venerdì, e che potrebbe far maturare il pieno rischio di una rottura temporanea di 1,1000 EUR/USD, soprattutto nell’ipotesi in cui i toni della Banca non dovessero dimostrarsi sufficientemente cauti.

Le tensioni cinesi si fanno inoltre sentire anche sul Giappone: delle accresciute preoccupazioni sulla Cina e dell’associato aumento dell’avversione al rischio ha beneficiato infatti lo yen che è salito su nuovi massimi contro dollaro provando a inoltrarsi in area 115 USD/JPY. È possibile che la valuta nipponica possa sperimentare un’ulteriore accelerazione rialzista nei prossimi giorni. Un simile scenario potrebbe però essere avverso rispetto a quanto stima la Bank of Japan, che potrebbe dunque guardare con un po’ di preoccupazione quel che accadrà in tal senso.

Infine, un ultimo cenno di riferimento per il Canada, dove è attesa la riunione della Banca Centrale. In settimana il dollaro canadese ha inaugurato nuovi minimi contro il dollaro statunitense passando da 1,4487 a 1,4690 USD/CAD, a causa dell’ulteriore calo del petrolio (per alcuni analisti, in rotta verso quota 20 dollari sia sul Wti che sul Brent). Il consenso sull’esito dell’incontro odierno è diviso: da una parte chi si aspetta tassi fermi, dall’altra parte chi invece vede un altro taglio di 25 punti base. Attesa anche per la pubblicazione del Monetary Policy Report, rilevante perché dal precedente MPR di ottobre il petrolio è precipitato di un altro 40%.

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