Credit Suisse consiglia investimenti in Eni

Credit Suisse ha consigliato ai propri investitori di scommettere su Eni, donando un rating outperform e un target price a 15,5 euro, grazie alle positive prospettive sull’esplorazione, sulla redditività di base, sull’esecuzione del progetto e track record, e sull’equilibrio tra distribuzione e reinvestimento.

“La nostra conclusione è più positiva rispetto al passato per Eni grazie ai cambiamenti nel processo interno sullo sviluppo dell’upstream e alle scelte che probabilmente il gruppo farà sui progetti che gli consentiranno di perseguire sviluppi a una più bassa intensità di capitale rispetto ai competitor” – hanno dichiarato gli esperti della banca d’affari svizzera, che sottolineano come la società stia subendo un’interessante evoluzione sotto la guida dell’amministratore delegato Descalzi, verso una nuova struttura più semplice e dinamica.

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Dollaro prova la risalita, attendendo le riunioni Fed/Bce

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Dopo i cali riscontrati nei giorni precedenti, il dollaro statunitense sta provando a risollevarsi. Nonostante i buoni dati macro pubblicati negli ultimi tempi, il sentiment generale è tornato a deteriorarsi, seppure in misura limitata. Secondo buona parte degli analisti il tutto è riconducibile all’evidenza che i mercati stanno cercando di assestarsi dopo un inizio di anno piuttosto difficile, e che in assenza di segnali univocamente omogenei dai dati l’aggiustamento richiederà più tempo.

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Dollaro in risalita, ecco perchè

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Il dollaro ha aperto la settimana in maniera positiva, andando a consolidare i guadagni che erano stati realizzati nel venerdì precedente, in seguito alla pubblicazione dei dati di Pil migliori delle attese degli analisti. Tuttavia, guai a sbilanciarsi sulla forza propulsiva di tale incremento: non è insomma affatto detto che il biglietto verde possa risalire sui massimi sperimentati alla fine del mese di gennaio.

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Accordo petrolio Russia – Arabia, ecco perchè non funziona

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Il petrolio ha chiuso la scorsa settimana in calo a New York: il light crude Wti ha ceduto 1,13 dollari nella giornata di venerdì a 29,64 dollari al barile dopo che è sfumato il cosiddetto accordo di Doha sul congelamento della produzione. Insomma, come era facilmente lecito attendersi, l’ipotesi di intesa tra Russia e Arabia sul congelamento dei livelli di produzione non ha funzionato.

Iran e Iraq, che pure avevano espresso appoggio formale all’iniziativa russo-saudita, alla fine non hanno aderito, con una posizione netta soprattutto da parte degli iraniani, recentemente tornati all’export di greggio dopo la sospensione delle sanzioni.

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Investire in Cina, meglio tenersi alla larga?

trading1La Cina? Il gigante asiatico sta per incontrare un nuovo periodo di caos finanziario che rischia di condizionare tutti i mercati mondiali. Lo yuan potrebbe perdere almeno un terzo del valore rispetto al dollaro, e il governo – per poter mantenere la liquidità nelle sue banche – potrebbe essere costretto a stampare l’equivalente di 10 mila miliardi di dollari. Le banche – dal canto loro – dovrebbero invece cancellare migliaia di miliardi di dollari del loro patrimonio netto.

Prima di archiviare le affermazioni di cui sopra come delle velleità ipotetiche, occorre tuttavia attribuirle a Kyle Bass, manager di hedge fund, tra i pochi a prevedere, nel lontano 2008, la crisi dei mutui subprime. Secondo il manager, ora le banche cinesi accuseranno perdite quattro volte superiori a quelle subite dagli istituti americani durante la grande recessione del 2008. Con tutto ciò che ne conseguirà.

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Le azioni che staccheranno più dividendi nel 2016

I forti ribassi di borsa di questa prima parte del 2016, con la Borsa Italiana che ha di fatto bruciato tutto quanto aveva guaddagnato nel 2015, stanno facendo lievitare la redditività delle azioni. I dividend yield, cioè il rapporto tra dividendo unitario e prezzo dell’azione, dei titoli di Piazza Affari oggi arrivano al 9% grazie alla diminuzione del denominatore, e circa 20 titoli riescono a garantire un rendimento superiore al 5%. Ma quali sono?

Per poter compiere tale calcolo previsionale, il quotidiano Milano Finanza ha prodotto un interessante studio basato sul dividend yield 2015, utilizzando dunque le elaborazioni sui dati FactSet. Scoprendo, così, che il titolo che dovrebbe pagare di più è Saras, con il 9,66 per cento, davanti a D’Amico, con il 9,22 per cento e UnipolSai, con l’8,96 per cento.

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Come investire in Facebook, Google e Netflix

google-facebookSociete Generale ha recentemente diramato un interessante dossier in cui individua alcune società statunitensi sulle quali varrebbe la pena investire – o meno! – con un orizzonte temporale di breve estensione (un anno). Ma quali sono queste prede? E cosa ci aspetta – forse! – da esse?

Cominciamo con Alphabet, la neonata holding cui fanno capo Google e altre realtà controllate a Mountain View. Il titolo capitalizza già più di 500 miliardi di dollari, e gli analisti di Societe Generale puntano forte scommettendo un incremento della quotazione di un quinto rispetto ai livelli attuali, fino a toccare 910 dollari per azione. La prestazione dell’azione, comprensiva del rendimento della cedola, negli ultimi 12 mesi è stata superiore al 38%. Per saperne di più fissate sul calendario la data del 1 febbraio, quando verranno diramati i risultati del quarto trimestre…

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Consigli per guadagnare con il trading binario

mondo denaro

mondo denaroNel nostro percorso di apprendimento delle tecniche base o intermedie per operare nel vasto e multiforme mondo delle opzioni binarie, potremmo cercare di ottenere i migliori consigli per fare fruttare questi strumenti derivati oltre alla prerogativa base, ovvero attuare delle scelte di money e risk management particolarmente mirate al risultato ed alla sicurezza allo stesso tempo.

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La Cina fa paura: come variano i cambi all’ombra di Pechino

cina3Negli ultimi giorni chiara è stato l’impatto che sui mercati finanziari hanno avuto le mosse cinesi. I continui segnali negativi che giungono da Pechino (ultimo, in ordine di tempo, è l’arrivo dei dati sugli investimenti diretti dall’estero, che hanno mostrato un crollo pari a -5,8 per cento a dicembre rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, a conferma dell’ampio deterioramento di sentiment nei confronti dell’economia cinese) hanno infatti prodotto un indebolimento di molte valute di principale controparte, e l’impressione che una nuova ondata di difficoltà e di tensioni finanziarie si stia avvicinando.

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