I danni della crisi climatica globale sono stati pari a 391 milioni di dollari al giorno negli ultimi vent’anni, secondo un recente report che tiene in considerazione incendi, ondate di calore, siccità e altri eventi estremi attribuibili proprio al cambiamento climatico, i quali hanno comportato costi medi di oltre cento miliardi di dollari all’anno dal 2000 al 2019.
A sostenerlo è un dossier pubblicato sulla rivista Nature Communications, secondo cui è stato appunto scoperto che ben 143 miliardi di dollari all’anno sono attribuibili ai costi degli eventi estremi per il cambiamento climatico. La maggior parte (63%) è dovuta alla perdita di vite umane – scrivono gli scienziati nel rapporto, mentre il resto deriva dalla distruzione di proprietà e beni.
Gli anni con il maggior numero di perdite sono stati il 2008, seguito dal 2003 e poi dal 2010, tutti guidati da eventi di alta mortalità. In particolare, il ciclone tropicale Nargis ha colpito il Myanmar nel 2008, causando più di 80.000 vittime, secondo la Federazione internazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa. Nel 2003 l’Europa continentale è stata colpita da una grave ondata di calore che ha provocato 70.000 vittime. Nel 2010, c’è stata un’ondata di calore in Russia e una siccità in Somalia.
Una battaglia sempre più difficile
Il report sottolinea inoltre come la lunga battaglia del mondo contro gli eventi meteorologici estremi è sempre più difficile da affrontare, soprattutto perché le temperature globali continuano a salire e i disastri si intensificano. Il mondo ha ad esempio appena registrato l’estate più calda di sempre, con un margine considerevole, e il 2023 si avvia ad essere l’anno più caldo di sempre.
Durante l’estate, l’emisfero settentrionale è stato inondato da una serie di eventi meteorologici estremi, con ripetute ondate di calore che hanno alimentato devastanti incendi. I Paesi europei hanno lottato con le conseguenze delle temperature roventi e delle devastanti inondazioni. Ad agosto, anche gli Stati Uniti hanno dovuto affrontare alcuni degli incendi più letali della storia moderna a Maui, nelle Hawaii.
Inoltre, per la prima volta in quattro anni, il modello climatico El Nino è ancora attivo in vista della stagione invernale. Ciò significa che parti del mondo come l’Alaska settentrionale e la Costa del Golfo probabilmente vivranno un inverno più umido del solito.
Come sono state calcolate le perdite
Le stime delle perdite sono state calcolate combinando i dati economici di queste perdite con la misura in cui il riscaldamento globale ha esacerbato gli eventi meteorologici. La ricerca, tuttavia, rileva che esiste una sottostima dei costi reali del cambiamento climatico a causa della difficoltà di misurare le perdite indirette. Tra gli esempi citati vi sono le perdite di produttività derivanti da un’ondata di calore, l’impatto sulla salute mentale delle persone o la perdita di accesso all’istruzione e al lavoro in caso di danni al posto di lavoro.
La mancanza di dati provenienti dai Paesi a basso reddito potrebbe anche contribuire alla sottostima dei costi reali, ha osservato lo studio. La ricerca aveva altresì fissato il valore della perdita per vita a 7,08 milioni di dollari, più o meno le stime utilizzate dalla Federal Emergency Management Agency degli Stati Uniti.